Olivone di Fibbianello
A lato, un'immagine dell'Olivone di Fibbianello, così come era prima del grave atto criminale con il quale fu bruciato nella notte tra 10 e 11 Maggio 1988. Anche dopo il danno subito da un fulmine, che ne aveva ridotto le dimensioni di circa 3 metri, la pianta plurimillenaria aveva un'altezza di ben 21 metri; le olive venivano raccolte utilizzando tre piani di scale (chi le raccoglieva rimaneva sull'albero l'intera giornata, senza nemmeno scendere per il pranzo) e l'Olivone arrivava a produrne ben 8 quintali. Sull'età della pianta e sulla varietà della stessa sono state effettuate indagini rispettivamente da Università di Perugia e CNR.
Per il grave atto vandalico fu immediatamente presentata denuncia dall'associazione "Ippogrifo" e sul fanno vari esponenti politici presentarono interrogazioni al Governo Italiano sia in sede parlamentare italiana che al Parlamento Europeo.
Nonostante tali iniziative e nonostante le indagini portate avanti dai Carabinieri e dal Corpo Forestale dello Stato, coordinate dalla Procura della Repubblica di Grosseto, non è stato possibile individuare né gli esecutori, né gli eventuali mandanti dell'atto, anche a causa del fatto che la specifica normativa contro gli incendi boschivi (Legge 253/2000) non era ancora vigente quando il reato è stato compiuto.
Fortunatamente, l'incendio non ha causato la morte della pianta che, anche se notevolmente ridotta in altezza, ha prodotto nuovi polloni dalle radici.
Grazie a tale vitalità, l'Assessorato alla Conservazione della Natura della Provincia di Grosseto e l'ISITP "Leopoldo II di Lorena", con l'accordo del Comune di Semproniano e del proprietario della pianta dott. Mariotti, hanno messo in campo un progetto che ha portato alla nascita di numerosi "figli dell'Olivone". Tramite riproduzione per talea o micropropagazione, sono state prodotte numerose piantine, geneticamente identiche all'Olivone, che sono state fatte crescere nelle serre dell'Istituto agrario e poi distribuite a chi ne ha fatto richiesta.